Presidente Pisani, si può ritenere concluso il passaggio dal Forum Nazionale per i Giovani al Consiglio Nazionale per i Giovani? E’ pienamente operativo il Consiglio Nazionale per i Giovani?
Si, oggi anche il nostro Paese ha un Consiglio Nazionale dei Giovani. È un risultato importantissimo per le associazioni giovanili italiane. Il nostro impegno, la nostra caparbietà, consegnano alle giovani generazioni uno strumento utilissimo di partecipazione. Il Consiglio Nazionale dei Giovani è, infatti, l’organo consultivo cui è demandata la rappresentanza dei giovani nella interlocuzione con le Istituzioni per ogni confronto sulle politiche che riguardano il mondo giovanile.
Dal Forum per i Giovani al Consiglio Nazionale. Qual è la ratio di questo passaggio?
Il Forum Nazionale dei Giovani è stata una grande intuizione di un quindicennio fa. Oggi, con la costituzione del Consiglio Nazionale dei Giovani, quella intuizione diventa soggetto riconosciuto dalle istituzioni pubbliche del Paese. È un salto di qualità considerevole che necessita ancora di tantissimo lavoro, un risultato storico che dimostra la determinazione delle associazioni giovanili. A noi spetterà il compito di rappresentare le istanze di una generazione, di avanzare proposte e progetti che interpretino un sentire comune, che non sempre le sole Istituzioni si dimostrano in grado di intercettare. Chi siederà dall’altra parte del tavolo avrà il dovere di coinvolgerci e di ascoltarci, di accogliere i nostri suggerimenti. Perché questa sfida si vince insieme, o sarà una sconfitta per tutti.
All’interno del Consiglio come avviene l’ascolto delle istanze che provengono alle organizzazioni giovanili situate nel territorio italiano e quali sono i tempi di risposta da parte dei vostri organi?
In tanti modi. Io stessa raccolgo le istanze di associazioni territoriali, di ragazze e ragazze, incontrandoli quotidianamente perché credo che il contatto umano sia ancora lo strumento migliore per ascoltare e accogliere le loro necessità. Inoltre abbiamo provato, proprio in questi giorni, a indagare gli interessi e le aspettative dei ragazzi, attraverso consultazioni online, per costruire una programmazione che possa rispondere pienamente alle sfide che la quotidianità ci pone davanti. E da anni creiamo occasioni di confronto, spazi per il dibattito e la condivisione di esperienze con le istituzioni italiane ed europee. Inoltre, su indicazione della Commissione europea e del Forum europeo della gioventù, conduciamo in Italia un processo di consultazione semestrale. L’obiettivo è di accogliere le proposte dei giovani italiani attraverso la somministrazione di questionari, riportare le loro istanze nell’ambito delle diverse conferenze europee della gioventù e garantire che il loro parere sia preso in considerazione nella definizione delle politiche dell’UE per la gioventù.
Come possono interloquire con il Consiglio Nazionale per i Giovani le associazioni e/o comitati di associazioni giovanili del nostro Paese allo scopo di proporre iniziative o esprimere pareri, circa gli atti normativi del Governo in merito alle Politiche Giovanili?
Abbiamo proposto di implementare il sito di consultazione governativa, individuando una sezione specifica per i provvedimenti normativi che impattano sulle giovani generazioni. Allo stesso tempo, stiamo lavorando alla creazione di un App, per poter ricevere pareri o proposte da portare all’attenzione dell’Autorità politica delegata. Le associazioni giovanili possono, inoltre, partecipare alle Assemblee Generali e alle Commissioni di Lavoro deputate proprio alla elaborazione delle iniziative e allo studio delle normative prodotte.
Quali sono le principali criticità per i giovani del nostro Paese per la Presidentessa del Consiglio Nazionale per i Giovani?
I giovani continuano a incontrare barriere di ogni tipo. Dapprima nell’accesso ad una formazione di qualità con un preoccupante calo delle immatricolazioni all’università. Un disinvestimento che si concretizza in 40.000 iscritti in meno negli ultimi dieci anni. Poi nell’accesso al lavoro. Nonostante gli sforzi condotti negli ultimi anni per contrastare il fenomeno, con strategie straordinarie, il tasso di disoccupazione giovanile continua a essere ancora alto, accompagnato da un dato ancora più preoccupante: quello dei giovani non occupati e non in istruzione e formazione. Un esercito di 875.000 ragazzi con un numero sempre crescente di coloro che lavorano a basso reddito o studiano senza alcuna agevolazione o borsa di studio. In tutti questi casi l’indipendenza non è una scelta. Che siano meritevoli o meno non fa differenza, perché questa è la condizione generale, la regola e non l’eccezione. Siamo cresciuti con la convinzione che avremmo potuto raggiungere ogni traguardo. I nostri genitori ci hanno insegnato che lo studio, la formazione ci avrebbero aperto qualsiasi opportunità. Ma cosa significa per questi ragazzi oggi realizzarsi, qual è la felicità a cui ambire se non riusciamo a offrirgli il diritto di scegliere? Scegliere come e dove lavorare, vivere e poter restare, scegliere un luogo che sia casa, non un punto di arrivo o, sempre e per forza, il luogo obbligato in cui approdare? Non faccio la retorica dell’emigrazione, i giovani devono essere liberi di andare e liberi di tornare ma noi dobbiamo creare le condizioni perché possano avere il diritto di restare. Quello a cui dobbiamo insieme pensare è una discontinuità. Servirebbe un nuovo patto economico e sociale per liberare nuove energie con una nuova assunzione di responsabilità. Questo processo ha però bisogno di forti azioni di coordinamento con l’intero territorio nazionale, con gli oltre ottomila Comuni, con le centinaia di Consulte/Forum locali dei giovani e con il mondo dell’associazionismo che di questo si occupa da molti anni. D’altronde quello che ci chiedono i giovani italiani è semplicemente un’occasione, un’opportunità di potersi mettere in gioco. La pretesa di essere ascoltati.
Come sarà gestito l’apposito fondo di 200000 euro dedicato al funzionamento del Consiglio, previsto nella sua legge istitutiva?
Così come stabilito da Legge il fondo previsto dalla passata finanziaria è stato destinato alla costituzione dell’ente.
Negli ultimi mesi quali proposte ha inviato il Consiglio Nazionale per i Giovani al Governo e/o alle sue istituzioni periferiche, in materia di politiche giovanili?
Tantissime. Abbiamo chiesto al Ministro delle Politiche Giovanili di favorire l’istituzione di un tavolo intergovernativo per il riconoscimento dell’educazione non formale come strumento di crescita personale e professionale in particolare attraverso la valorizzazione e la convalida delle competenze acquisite durante le attività associative, il servizio civile, i programmi di mobilità e i progetti di volontariato ai quali tanti giovani italiani partecipano con frequenza sempre maggiore e di un tavolo di concertazione per portare avanti le attività del Consiglio d’Europa sul contrasto ai discorsi d’odio sul web. Con il Miur abbiamo lavorato all’aumento, nella attuale finanziaria, del fondo nazionale destinato alle borse di studio, eliminando l’anomalia tutta italiana di studenti “idonei non beneficiari”, all’aumento dei fondi del Programma Erasmus, alla ipotesi d’introduzione dell’insegnamento dell’educazione civica con un monte ore autonomo nella scuola secondaria di secondo grado, a una nuova legge sul diritto allo studio. Con la Ministra per la funzione pubblica abbiamo discusso dell’avvio di progetti di sostenibilità e semplificazione, di innovazione e digitalizzazione della pubblica amministrazione, dello sblocco completo del turn over per offrire più possibilità d’accesso al pubblico ai giovani. Abbiamo chiesto alla Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati di calendarizzare la proposta di legge sul riconoscimento della Lingua Italiana dei Segni, un atto dovuto a tanti giovani che chiedono pieni diritti di cittadinanza. Con molti consigli regionali e comunali stiamo invece lavorando per la definizione di nuovi riferimenti normativi che favoriscano la costituzione di organismi democratici di partecipazione giovanile.
Come valutate il livello di sensibilità dell’attuale Governo verso le politiche per i giovani?
La scelta di prevedere un dicastero per le politiche giovanili è stato un bel segnale, dopo anni in cui la delega è stata relegata nell’ambito di diversi Ministeri e proprio in questi anni abbiamo chiesto semplicemente discontinuità nell’approccio alle politiche giovanili, riconoscendo una specificità al settore attraverso una legge quadro nazionale per definire un nuovo concetto di partecipazione, per la costruzione di scelte politiche strutturate e continuative, per creare una rete uniforme di rappresentanza democratica territoriale, per introdurre un metodo di programmazione politica basato su strategie pluriennali di intervento, per aprire le Istituzioni al confronto e all’ascolto. Abbiamo chiesto una idea nuova di Paese e vere politiche di sviluppo. Abbiamo chiesto di liberare nuove energie. Abbiamo chiesto un patto fra formazione e lavoro. Lavoriamo, ogni giorno, per incrociare una rinnovata sensibilità con interventi strutturati che definiscano un percorso continuativo che offra ai ragazzi l’opportunità di mettersi in gioco con tutto il loro patrimonio di conoscenze e di esperienze. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel suo ultimo discorso di fine anno, ha invitato tutti noi a credere nei giovani. E’ il nodo è proprio questo: come alimentare nei giovani la forza di perseguire la strada del sogno, il coraggio di non cedere alla rassegnazione perché c’è sempre uno spazio di movimento e trasformazione pronto a cambiare le cose.