Puntiamo sulle competenze dei giovani per favorire il progresso sociale – Articolo della presidente Maria Cristina Pisani su Ricerca&Salute

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Oggi, nel mondo, abbiamo la più numerosa generazione di giovani della storia. I giovani tra i 15 e i 24 anni sono 1,2 miliardi, il 16% della popolazione globale. Una grande risorsa dal potenziale immenso spesso trascurato. Eppure si stima che i giovani in tutto il mondo abbiano una probabilità 1,6 volte maggiore rispetto agli adulti di diventare imprenditori, possiedano tassi di alfabetizzazione più elevati e siano più connessi, in reti fisiche e virtuali, del resto della popolazione mondiale. In questo contesto, le conoscenze in ambito scientifico, tecnologico e dell’innovazione saranno cruciali.

Pur rappresentando la chiave del progresso sociale, i giovani si trovano tuttavia spesso relegati a un ruolo di mera comparsa nella società che li circonda: in moltissime aree del mondo non esistono concrete possibilità di una loro crescita professionale e personale ma anche nelle aree più sviluppate si registra tra i giovani il maggior tasso di disoccupazione e di precarietà lavorativa che rendono le giovani generazioni una delle categorie più vulnerabili tra le nostre fasce sociali. Confrontati agli over 40, i giovani hanno, infatti, quasi tre volte più probabilità di non trovare alcuna occupazione, di essere esposti a una più bassa qualità dei posti di lavoro, a maggiori disuguaglianze e a un più lungo e insicuro periodo di transizione scuola-lavoro. In particolare, le giovani donne hanno maggiori probabilità di essere sottoccupate e sottopagate e di intraprendere lavori part-time o con contratti temporanei.

In questo scenario, ben si colloca lo scopo principale della Giornata Mondiale delle Competenze dei Giovani, istituita dall’ONU, per celebrare l’importanza di sviluppare competenze sempre maggiori e specializzanti per i giovani come base di partenza per un loro inserimento nel mondo del lavoro, per porre l’attenzione, in particolare, sulla necessità di colmare urgentemente il gap tra formazione e mondo del lavoro.

A tal proposito, è importante responsabilizzare i giovani ma investendo nelle loro conoscenze, incrementando le loro capacità di affrontare le sfide che la società ci ha posto dinanzi e, allo stesso tempo, è indispensabile che i vari livelli di istruzione diventino sempre più orientati all’obiettivo di formare risorse che diano risposte ai moderni sistemi di sviluppo e di lavoro. Serve, per questo, nel nostro Paese, un intervento legislativo ed economico a sostegno di quelle competenze trasversali, sempre più richieste dal mondo del lavoro, per consentire a ciascuno di loro di valorizzare i propri percorsi formativi e di vita. D’altronde l’educazione oggi non è più solo quella impartita nelle aule scolastiche e universitarie, ma anche quella acquisita mediante l’azione sociale promossa dalle organizzazioni giovanili o, più in generale, dalle associazioni di volontariato. Nel corso degli anni si sono moltiplicate in modo considerevole le occasioni di apprendimento non formale connesse allo youth working/volontariato che concorrono ad inserire i giovani italiani ed europei in circuiti formativi e di accrescimento delle abilità acquisite e, proprio a tal fine, una proposta della Commissione europea ha portato, nel dicembre 2012, il Consiglio dell’Unione Europea ad adottare una Raccomandazione per invitare gli Stati membri a stabilire entro il 2018 le modalità di convalida dei risultati dell’apprendimento non formale e informale.

Il riconoscimento delle iniziative e delle attività che le organizzazioni giovanili offrono ai giovani in termini di apprendimento, di conoscenza e di crescita delle competenze individuali utili per affrontare anche i percorsi lavorativi è importante e merita un’attenzione specifica da parte delle istituzioni pubbliche. Infatti, sono moltissime le realtà giovanili che forniscono un’istruzione di qualità elevata e le cui iniziative partecipano allo sviluppo delle competenze di apprendimento permanente. Spesso si tratta di capacità e abilità utili ad acquisire consapevolezze e responsabilità verso se stessi e nei confronti di enti pubblici e figure istituzionali nonché verso soggetti privati: la codifica di specifici requisiti di convalida dell’educazione non formale può infatti produrre effetti considerevoli su tutti gli attori coinvolti. Per questo abbiamo chiesto al Ministro per le Politiche Giovanili di riconoscere anche nel nostro Paese tutte quelle competenze e capacità che oggi i nostri ragazzi e le nostre ragazze quotidianamente acquisiscono.

L’Italia è in ritardo e solleciteremo, ancora, il Governo e le istituzioni pubbliche ad assumere tutti i provvedimenti necessari per attribuire ai giovani italiani l’effettivo riconoscimento delle competenze che maturano quotidianamente contribuendo allo sviluppo sociale del nostro Paese.

Perché per elaborare un piano strategico di intervento pluriennale a supporto dei giovani sarà necessario focalizzarsi su alcune aree: garantire un maggior accesso alle conoscenze trasversali, alle opportunità di mentoring e ai programmi di apprendimento continuo; favorire una maggiore inclusività nei processi decisionali che li coinvolgono; prevedere modalità di accesso agevolato a capitale e servizi finanziari per promuovere le loro abilità imprenditoriali.

E’ tuttavia prioritario concentrarsi anche sul livello di responsabilità dei decisori politici a tutti i livelli: occorrono migliori alternative di partecipazione dei giovani ai processi decisionali e una maggiore consapevolezza delle istituzioni su quanto le competenze dei giovani e la loro creatività possano contribuire allo sviluppo di intere comunità nazionali.