PARERE SULL’AFFARE ASSEGNATO N. 621 IMPATTO DELLA DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA (DDI) SUI PROCESSI DI APPRENDIMENTO E SUL BENESSERE PSICOFISICO DEGLI STUDENTI

PARERE SULL’AFFARE ASSEGNATO N. 621 IMPATTO DELLA DIDATTICA DIGITALE INTEGRATA (DDI) SUI PROCESSI DI
APPRENDIMENTO E SUL BENESSERE PSICOFISICO DEGLI STUDENTI

7^ COMMISSIONE ISTRUZIONE, RICERCA E BENI CULTURALI e 12^ COMMISSIONE IGIENE E SANITÀ – SENATO DELLA REPUBBLICA

LEGGI LA MEMORIA PRESENTATA DAL CONSIGLIO NAZIONALE DEI GIOVANI.

Il nostro Paese è da sempre stato contraddistinto da livelli di scolarizzazione tra i più bassi dell’Unione europea, anche con riferimento alle classi d’età più giovani. Nel 2019 in Italia il 62,1% degli adulti tra i 25 e i 64 anni possiede almeno un diploma secondario superiore: un dato di oltre 16 punti inferiore rispetto alla media UE. Secondo i dati EUROSTAT 2019, il tasso di dispersione scolastica in Italia è del 14,5% della popolazione scolastica: un dato preoccupante se si confronta con la media europea del 10,6% e se si considera che l’Italia si trova agli ultimi posti della classifica.

In questo contesto, è necessario analizzare le criticità e le opportunità che la pandemia e la necessità di garantire una continuità educativa hanno apportato.

La didattica digitale integrata (DDI) ha rappresentato insieme alla didattica a distanza (DAD) la risposta al periodo di emergenza dove era necessario escludere il contatto fisico tra le persone.

Numerosi studi hanno affermato come la DAD, seppur sia stata una scelta obbligata dalla contingenza, abbia comportato numerose difficoltà legate non solamente all’accesso alle infrastrutture tecnologiche ma altresì ha contribuito a un aumento della dispersione scolastica e una diminuzione della capacità di interazione tra gli studenti. Una formula ibrida di DAD può essere identificata nella DDI che, a differenza della prima, unisce lezioni e laboratori in modalità asincrona con momenti di lezione “tradizionale”.

Tale modalità risulta avere maggiori aspetti positivi rispetto alla mera didattica da remoto in quanto non solamente risolve (almeno in parte) le difficoltà di coinvolgimento degli studenti ma in parte innova anche il metodo di insegnamento.

L’utilizzo della didattica a distanza, anche a causa delle gravi difficoltà ambientali e tecnologiche che hanno contraddistinto questa modalità, ha portato, soprattutto nelle scuole secondarie, un evidente peggioramento dell’attenzione, dei livelli di apprendimento e dell’interazione. Tutto ciò è dovuto anche all’emergenzialità, con la quale al mutamento tecnologico delle lezioni non ha fatto seguito un mutamento della modalità e delle tecniche utilizzate.

La DDI ha il pregio di non essere sostitutiva alla didattica in presenza, ma di rappresentare una modalità complementare, che ha il vantaggio di permettere una commistione tra ore di lezione frontale e ore di laboratorio e attività diffusa, così da riuscire in parte ad innovare lo stesso concetto di apprendimento attivo.

Numerose sono, infatti, le attività asincrone che possono essere effettuate dagli studenti e che, se ben strutturate, potrebbero altresì innovare le stesse modalità di insegnamento.

Per fare ciò è però necessario lavorare su 3 aspetti che oggi rappresentano le maggiori difficoltà: la programmazione scolastica, l’idoneità degli spazi e la questione digitale.

Per quanto riguarda la prima, è necessario ripensare integralmente sia la formazione dei docenti che l’organizzazione della programmazione scolastica, prevedendo altresì nuove modalità di apprendimento misto che riescano a far convivere momenti di presenza con attività da remoto senza, tuttavia, che le une escludano le altre ma prevedendo una loro vera complementarietà.

Questa può essere l’occasione anche per prevedere un nuovo coinvolgimento degli studenti mediante una didattica che non sia rappresentata solamente dall’apprendimento di nozioni e di lezioni frontali, ma anche da un’attività pratica e di laboratorio che stimoli la creatività dei soggetti.

Servirà, altresì, verificare nuovi metodi di approccio psico-pedagogico per accompagnare gli studenti verso modelli di studio e apprendimento differenti.Numerosi studi (si veda quello prodotto dallo stesso INDIRE) confermano quanto sia strategica questa nuova modalità ma quante problematiche possano sorgere se non si investe sulla formazione del personale, sulla garanzia della privacy, sulle capacità di lavoro in gruppo, sull’aspetto tecnologico e sociale dell’impatto di queste nuove tecnologie. Risulta, altresì, evidente che, poiché le ricadute sociali ed educative hanno una differente incidenza a seconda dell’età e del contesto territoriale e sociale, è necessario predisporre politiche mirate che permettano una limitazione delle diseguaglianze di fatto.

Uno studio condotto da Almalaurea/Almadiploma rileva come solo la metà dei professori abbiano modificato il loro metodo di insegnamento e in modo volontario, effettuando una formazione da autodidatta. Lo stesso studio rileva come solo il 16% degli studenti dia un parere totalmente positivo alla didattica a distanza e nel recente studio Ipsos/Ist. Toniolo/Parole O_Stili si indicano
come le principali criticità verificate siano la minore capacità di seguire le spiegazioni, studiare e svolgere verifiche.

Inoltre, sarà necessario prevedere investimenti ingenti per mettere in sicurezza le aule e per trovare nuovi spazi che permettano una lezione sincrona senza rischi, e la possibilità invece di svolgere attività ulteriori anche in luoghi delle città e dei Comuni, mediante un nuovo patto tra enti locali e istituzioni scolastiche.

Permane sempre, altresì, la questione tecnologica sia sotto l’aspetto infrastrutturale che socioculturale. Oggi l’innovazione tecnologica rappresenta un utile strumento per superare numerose difficoltà legate all’emergenza, ma sarà necessario sempre di più intraprendere tutte le azioni possibili, anche in tema di investimenti.

Ultimi due temi che devono essere tenuti in considerazione sono la necessità che si prevedano risorse e strumenti al fine di rendere accessibile, anche a coloro che sono affetti da disabilità, l’utilizzo dei sistemi da remoto, con una applicazione effettiva della normativa di settore, nonché l’effettivo sviluppo del peer learning al fine di rendere maggiormente produttiva la modalità da
remoto.

La modalità ibrida, se ben equilibrata e organizzata, potrebbe aiutare a superare quelle difficoltà psicofisiche dipendenti dalla necessità di stare ore davanti a un PC, in condizioni non sempre ottimali, con ricadute importanti sul benessere dei più giovani.

In conclusione, ritenendo che la DDI possa rappresentare la metodologia migliore da adottare in fasi pandemiche, occorre tuttavia riorganizzare questo metodo anche per le fasi successive, provando a valorizzarne i benefici provenienti dalla dinamicità dell’insegnamento, dall’utilizzo migliore degli spazi e del tempo di lezione e dalle nuove tecniche di apprendimento, mediante un
investimento di risorse e competenze in relazione alle problematiche sopra esposte.