DISEGNO DI LEGGE C. 2751 RECANTE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TITOLI UNIVERSITARI ABILITANTI – MEMORIA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI GIOVANI

DISEGNO DI LEGGE C. 2751 RECANTE DISPOSIZIONI IN MATERIA DI TITOLI UNIVERSITARI ABILITANTI – COMMISSIONI RIUNITE II (GIUSTIZIA) E VII (CULTURA) CAMERA DEI DEPUTATI

MEMORIA DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI GIOVANI

Il momento storico che stiamo vivendo risulta caratterizzato da una crisi senza precedenti in termini di impatto economico e sociale. La pandemia da Covid-19 ha causato un arresto delle attività produttive e in generale di tutto il sistema economico. Quella che colpisce tutti, risulta essere una crisi asimmetrica, che accentua il divario tra i vari Paesi e, all’interno di questi, le ricadute sulle diverse fasce della popolazione.

Proprio per questi motivi è necessario ripensare completamente l’accesso agli studi universitari e il rapporto tra mondo del lavoro e percorso accademico. Troppo spesso, infatti, i giovani riescono a trovare spazio nel mondo lavorativo in età già avanzata e comunque molto superiore alla media europea. Questo fenomeno è l’effetto di tre principali fattori che spesso coesistono: quello economico, quello accademico in senso stretto, e quello competenziale.

Il disegno di legge in oggetto, richiamando la ratio del d.l. 18/2020 – il cui art. 102 ha introdotto il valore abilitante della laurea magistrale in medicina e chirurgia – prevede la possibilità di accertare le competenze degli studenti durante il percorso accademico, per farli accedere direttamente alle professioni di odontoiatra, farmacista, veterinario, psicologo, geometra, agrotecnico, perito agrario e perito industriale. Lo stesso disegno di legge specifica la possibilità di estendere ulteriormente tale misura ad altre classi di laurea e di laurea magistrale, solo su richiesta degli ordini e dei collegi professionali o delle relative federazioni.

Tale previsione contribuisce quindi a migliorare l’efficienza del percorso accademico in senso stretto, ma anche i tempi per la professionalizzazione, adeguando il percorso di studi e la sua organizzazione a un’istruzione maggiormente collegata al mondo del lavoro. Gli effetti, inoltre, sarebbero visibili anche sull’offerta di competenze, non più scollegate dalle evoluzioni economicosociali ma ben inserite in un tessuto di formazione e aggiornamento continui.

Il parere risulta essere decisamente positivo seppur permangono forti dubbi circa la limitazione di tale riforma ad alcune classi. Una tale previsione non solamente deve prevedere una riorganizzazione dei percorsi educativi e universitari ma altresì essere estesa a tutte le classi, senza distinzioni. Occorrerebbe, dunque, definire una didattica esperienziale già all’Università attraverso una professionalizzazione dei piani di studio.

Si chiede che si valuti subito la possibilità di estendere tale previsione, oggi solamente facoltativa negli altri casi e su espressa indicazione degli ordini, a tutte le altre professioni che necessitano di un esame di Stato in aggiunta al conseguimento del titolo di laurea. Una tale estensione è non solamente ragionevole ma altresì opportuna in quanto il ddl in discussione rappresenta certamente una delle novità maggiormente positive degli ultimi anni.